lunedì 23 settembre 2019

Infanzia rubata? Bandar di oggi

Infanzia rubata?
Bandar di oggi





Per introdurre l’articolo: «Infanzia rubata? Bandar di oggi», a firma di Giuliano Furlanetto, abbiamo colto alcuni spunti - che in verità non possono che essere accolti come un impegno per rinnovare la nostra passione educativa - da un testo di Papa Francesco che sintetizziamo per punti come di seguito.
Nell'articolo abbiamo messo in luce alcuni aspetti che erano già emersi nel tempo di approfondimento e studio dei testi che sono poi stati pubblicati nelle Norme direttive di Branca Lupetti nell'edizione 2018.
  • la necessità di una logica di alleanza educativa è sentita ormai da anni ed è stata concretizzata in quelle prove della Pista i cui contenuti sono appresi in altri contesti quali la scuola, il catechismo, altre attività del tempo libero quali lo sport. Del resto il Lupettismo fin dai suoi inizi, aveva indicato ai Capi Branco la necessità di conoscere i vari ambiti di vita del bambino per sapere cosa da essi potesse apprendere per essere valorizzato nella vita di Branco.
  • la necessità di un impegno educativo a lunga durata e quindi il favorire la permanenza nella conduzione delle attività che vada ben oltre i tre anni. Per questo è stato inserito il paragrafo sulla formazione metodologica degli Aiuti per favorire la consuetudine per la quale ogni Akela è anche formatore dei suoi Aiuti e li aiuta a completare in Branco quanto iniziato nei Campi scuola.
  • la capacità di leggere nel Metodo e di saper utilizzare quegli elementi che sempre sono capaci di anticipare modalità educative che gli permettono di essere al passo con i tempi e i bisogni delle generazioni a venire.


Il 12 settembre Papa Francesco ha inviato un Messaggio per il lancio di patto educativo globale per promuovere insieme ed attivare quelle dinamiche che danno un senso alla storia e la trasformano in senso positivo.

Se questo è l’obiettivo generale, il Papa ne indica anche di particolari:

«Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna».

Offre una lettura sintetica di una problematica urgente: 

«Il mondo contemporaneo è in continua trasformazione ed è attraversato da molteplici crisi. Viviamo un cambiamento epocale: una metamorfosi non solo culturale ma anche antropologica che genera nuovi linguaggi e scarta, senza discernimento, i paradigmi consegnatici dalla storia. L’educazione si scontra con la cosiddetta rapidación,che imprigiona l’esistenza nel vortice della velocità tecnologica e digitale, cambiando continuamente i punti di riferimento. In questo contesto, l’identità stessa perde consistenza e la struttura psicologica si disintegra di fronte a un mutamento incessante che «contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica» (Enc. Laudato si’, 18

Il Papa poi indica tra passi da compiere

Primo:
«In primo luogo, avere il coraggio di mettere al centro la persona. Per questo occorre siglare un patto per dare un’anima ai processi educativi formali ed informali, i quali non possono ignorare che tutto nel mondo è intimamente connesso ed è necessario trovare - secondo una sana antropologia - altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso. In un percorso di ecologia integrale, viene messo al centro il valore proprio di ogni creatura, in relazione con le persone e con la realtà che la circonda, e si propone uno stile di vita che respinga la cultura dello scarto».

Secondo:
Un altro passo è il coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità. L’azione propositiva e fiduciosa apre l’educazione a una progettualità di lunga durata, che non si arena nella staticità delle condizioni. In questo modo avremo persone aperte, responsabili, disponibili a trovare il tempo per l’ascolto, il dialogo e la riflessione, e capaci di costruire un tessuto di relazioni con le famiglie, tra le generazioni e con le varie espressioni della società civile, così da comporre un nuovo umanesimo.

Terzo
Un ulteriore passo è il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità. Il servizio è un pilastro della cultura dell’incontro: «Significa chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli apostoli. Servire significa lavorare a fianco dei più bisognosi, stabilire con loro prima di tutto relazioni umane, di vicinanza, legami di solidarietà».[1] Nel servizio sperimentiamo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (cfr Atti degli Apostoli 20,35).

Ed infine c’è anche una richiesta.
In questa prospettiva, tutte le istituzioni devono lasciarsi interpellare sulle finalità e i metodi con cui svolgono la propria missione formativa.

Buona lettura con la fiducia di offrire un pensiero capace di stimolare riflessione educativa nei Capi e negli Assistenti.

                                                                                                      don Angelo Balcon
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L'articolo è reperibile anche in:
- ELENCO CRONOLOGICO DEGLI ARTICOLI