venerdì 15 marzo 2019

A scuola di famiglia

A scuola di famiglia




L'articolo che andiamo a presentare ha radici lontane ed importanti che vogliamo indicare, sempre convinti che il Metodo nelle sue attività - anche le più semplici - corrisponde ad una visione cristiana dell'uomo e della donna che la Chiesa si sforza di comunicare, con linguaggi adeguati, ai giovani di oggi.
Nel documento finale, Rigenerati per una speranza viva del 2007, troviamo proprio in questa prospettiva, un punto imprescindibile per lo Scautismo cattolico.

Al n. 17 infatti troviamo scritto: 

«L’appello risuonato in tutti gli ambiti ci spinge a un rinnovato protagonismo in questo campo: ci è chiesto un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari formativi, per renderli più adatti al tempo presente e significativi per la vita delle persone, con una nuova attenzione per gli adulti. La formazione, a partire dalla famiglia, deve essere in grado di dare significato alle esperienze quotidiane, interpretando la domanda di senso che alberga nella coscienza di molti. Nello stesso tempo, le persone devono essere aiutate a leggere la loro esistenza alla luce del Vangelo, così che trovi risposta il desiderio di quanti chiedono di essere accompagnati a vivere la fede come cammino di sequela del Signore Gesù, segnato da una relazione creativa tra la Parola di Dio e la vita di ogni giorno».

Alla luce di queste righe troviamo la trama dell'articolo "A scuola di famiglia". uscito dalla penna di Giuliano Furlanetto.

Lungo queste linee di lavoro possiamo incrociare lo sforzo educativo dei Capi e delle Capo che non è fatto solo di azione ma anche di riflessione e di approfondimento, per non scadere nella banalità di proposte poco avvincenti, poco curate, poco incisive.

Il profilo di un Capo è quello di un cristiano capace di offrire speranza, un testimone che comunica con le scelte della sua vita che «essere discepolo di Cristo non solo è possibile per l’uomo, ma arricchisce la sua umanità».

In ordine della capacità di offrire speranza, ricordiamo la Parola Maestra.
In Branco l’uso della Parola maestra richiede veramente saggezza perché è la quell’unica parola che sa mettere in moto tutta l’energia di cui un bambino è capace in vista dei risultati da raggiungere o delle sconfitte da superare.

In ordine del testimone che comunica con le scelte della vita, ci soffermiamo sulle modalità dei linguaggi con cui le esprimiamo.
Nel momento della sua riflessione educativa sui bambini, sui suoi aiuti, sulle attività fatte o da fare, sul programma e sugli obiettivi da calibrare, Akela sente la responsabilità - da condividere in Consiglio di Branco - di imparare un linguaggio nuovo a cui fa eco, per quanto ne concerne i criteri, perfino la nuova parlata: «Il linguaggio della testimonianza è quello della vita quotidiana». «Nelle esperienze ordinarie tutti possiamo trovare l’alfabeto con cui comporre parole che dicano l’amore infinito di Dio».
La vita quotidiana entra di prepotenza nella vita di Branco grazie ai Lupetti come dei Vecchi Lupi. Tutti insieme, per quanto ci sforziamo di lasciarcela alle spalle, portiamo con noi al Cerchio di Parata che inizia Riunioni e Cacce, la nostra vita affettiva, la fatica del lavoro o dell’impegno scolastico, il desiderio di “Famiglia Felice” ossia di festa come tempo distensivo condiviso, le fragilità di tutti che può essere colmata solo dalla ricerca della riconciliazione e della pace. (*)
E tutto si ricompone in quella che B.-P. definisce «non una famiglia, ma una famiglia felice». 

L’abbiamo presa veramente alla larga questa tangenziale… ma è qui – il tema della fragilità dell’infanzia e dell’adolescenza – dove volevamo arrivare in questa che è una prima tappa.
Attaccare distintivi… che gesto semplice: ma quanta fatica e quante cose possono fiorire mentre Akela o Baloo si attaccano i distintivi, insieme agli altri Vecchi Lupi…
L’articolo è ricco di altre sollecitazioni che riprenderemo a puntate…
Buona caccia!
don Angelo Balcon




(*) Il Convegno di Verona del 2006 aveva elaborato alcuni ambiti di attenzione verso i quali tutta la Chiesa italiana era stata chiamata ad orientarsi in vista dell'annuncio del Vangelo e della testimonianza cristiana: la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione, la cittadinanza.