«.... col cappellone e il giglio d'or..»
disegno di Pierre Joubert
I racconti giungla se permettono ai bambini di elaborare la
realtà e fornire loro elementi per darne una lettura veritiera a loro portata, permettono
anche gli adulti di utilizzare un linguaggio semplice ed adeguato per portare nel
cuore dei bambini quelle realtà che non sono facilmente accettabili.
Pier Paolo Severi seppe mirabilmente trovare un paragone tra
il metodo parabolico di Gesù per raccontare l’amore di Dio ed avvicinarlo alla
vita degli uomini e delle donne di tutti i tempi, al metodo narrativo proprio
dello Scautismo e del Lupettismo in particolare. Del resto quante volte è
successo nel corso dei secoli che, proprio leggendo un brano del Vangelo, qualcuno
si è “ritrovato” in quella determinata pagina ed ha sentito che quelle parole
semplici riguardavano proprio lui o lei, in quel preciso istante della sua
vita.
Anche per quanto riguarda il racconto giungla avviene lo
stesso processo perché, scrive Augusto Ruberto, la Giungla assume la particolarità
specifica di essere un “gioco di
personificazione”, un gioco di portata simbolica, riassumendo da par suo in
poche righe decenni di ricerca e di studi.
L’articolo che segue,
«col cappellone e il giglio d’or»,
offre ai più giovani Vecchi Lupi, una sintesi a partire da un’immagine: Mowgli
che liscia con il pollice i quaranta centimetri della lama del suo coltello
appeso al collo, mentre sta facendo una riflessione sul suo giovane passato e si
apre all’incognita del suo futuro.
È una sintesi in cui –
in fondo - ritroviamo tutta la nostra vita, “vista” da un cappellone…
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Buona caccia.
don Angelo Balcon